Camminare in montagna

Quando si cammina in montagna, le articolazioni sono messe a dura prova in particolare ginocchia e caviglie. La colonna vertebrale è sollecitata ad ogni passo e i talloni devono sopportare l’urto con il terreno.
E’ importante dosare lo sforzo e mantenendo un passo regolare si possono evitare infiammazioni, dolori muscolari e tendiniti.
Ho imparato a:
- partire con un ritmo lento senza forzare troppo e mantenere una riserva di energia, così facendo scaldo i muscoli e abituo l’organismo alla fatica;
- quando mi assale la stanchezza cerco di rallentare il passo che risulta anche più corto, adattando la cadenza alla respirazione e ai battiti cardiaci;
- evito di correre, e invece, osservo il terreno per individuare i punti migliori per appoggiare il piede;
- quando cammino in salita, cerco di mantenere il ritmo dei passi costante, più è ripido e più corto è il passo;
- se devo superare dislivelli che mi obbligano a piegare troppo il ginocchio cerco di sfruttare un appoggio intermedio appoggiando tutta la pianta del piede per ottenere un minor dispendio di energia e una maggiore presa;
- procedere a zig-zag in discesa mi aiuta a faticare meno e mi sento più sicura;
- la discesa affatica le gambe assai più della salita. Le ginocchia ne risentono e il piede spinge nella scarpa verso la punta dando un notevole fastidio alle dita, per tale motivo allaccio ben stretti gli scarponi;
Come affronto le diverse tipologie di terreno:
- pendii particolarmente difficili mi giro di fianco con le gambe un po’ distanziate scendendo a piccoli passi senza mai incrociare o far toccare le gambe;
- nei tratti boscosi o con foglie che possono nascondere buche o sassi faccio molta attenzione anche nei tratti facili anche perché gli aghi di pino scivolano. Cerco sempre buoni appoggi come i sassi incastonati nel terreno o i gradini formati da radici sporgenti;
- i pendii erbosi sono senz’altro quelli più pericolosi sono dove la suola, in particolare se l’erba è bagnata, non aderisce bene quindi cerco di appoggiare il piede su terreno libero o su pietre stabili, se non mi è possibile appoggio tutto il piede. Mi aiuto sempre con un bastoncino e scendo piegando le ginocchia e spostando il busto in avanti;
- su pendii di terra nuda incido il terreno con la punta del piede in salita e con il tacco in discesa creando così degli scalini;
- su un terreno pietroso sarebbe sempre meglio evitare sia la salita che la discesa perché il pietrisco è franoso ma se proprio non posso evitarlo mi tengo ai bordi dove ci sono pietre più grosse e trovo anche qualche appiglio. In discesa procedo con il passo scivolato appoggiando il tacco e, mentre questo frana, mi sposto subito in avanti senza fermarmi;
- per attraversare un torrente:
- se l’acqua è bassa cerco un punto dove i sassi consentono il passaggio o al limite lo creo gettando delle pietre in acqua;
tolgo sempre i pantaloni perché l’acqua fredda può rendere insensibile gli arti
- se l’acqua è alta, a costo di risalire o scendere lungo le sponde, cerco un guado dove l’acqua è più bassa e dove c’è meno corrente ed inoltre osservo bene la sponda di fronte per vedere se c’è un punto sicuro di approdo.
- se c’è molta corrente cerco di attraversare con gli scarponi ben stretti per proteggere le caviglie dalle pietre trasportate dalla corrente e verifico che a valle ci siano delle grosse pietre in grado di fermarmi se dovessi cadere.
appena attraversato mi asciugo e mi rivesto immediatamente.
Soste
Le soste sono parti integranti di un trekking o anche di una semplice camminata e quando mi fermo scelgo un posto al riparo dalle intemperie e mi copro subito con un pile o giacca a vento (che ho sempre con me nello zaino).
Di norma le soste non andrebbero mai fatte durante salite dure vanno fatte prima o dopo..ma a me servono a volte per riprendere fiato. Cerco però di non fermarmi troppo a lungo perché provocano il raffreddamento dei muscoli e rompono la continuità del cammino.